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Mario Tozzi,
Figure e architetture, 1929 |
Vi siete mai chiesti l'origine della parola 'ambaradan' o dell'espressione 'chi si ferma è perduto'? Credo di no perché, sebbene entrate nel linguaggio comune, come su molte altre cose che fanno parte di questa società liquido-consumistica, non c'è tempo per soffermarsi a riflettere. Credo giusto e doveroso, allora, prendersi del tempo, invece, per andare a visitare la bella
mostra fiorentina che, partendo perfino dalle espressioni linguistiche, ricostruisce alcuni aspetti interessanti degli anni Trenta.
Un decennio cruciale nella storia mondiale preparato dalla marcia su Roma e conclusosi con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Non è un caso se oggi, dunque, si parla di anni Trenta. L'allora crisi ha molte tangenze con quella attuale: ora come allora si stanno impoverendo praticamente tutte le classi sociali e aggravando molto le diseguaglianze tra i cittadini.
Ora come allora i proprietari di grandi capitali hanno subito drammatiche perdite: è crollato in borsa il valore delle loro azioni, ora come allora con il sacrificio della piccola e media impresa il sistema riprenderà forza, ma questo già vede e sempre più vedrà la chiusura di molte attività. Possono essere utili strumenti di riflessione sia il romanzo del 1936,
Furore, di John Steinbeck che il film degli anni Settanta,
Non si uccidono così anche i cavalli?