sabato 12 ottobre 2013

ANDY WARHOL

ANDY WARHOL

UNA STORIA AMERICANA

PISA
BLU | Palazzo d’arte e cultura
12 OTTOBRE 2013 – 2 FEBBRAIO 2014




Duecentotrenta opere, provenienti dall’Andy Warhol Museum di Pittsburgh e da numerose collezioni americane ed europee, ricostruiscono il percorso creativo dell’artista che ha rivoluzionato l’arte del XX secolo.

www.mostrawarhol.it


Dopo le mostre di Chagall, Mirò, Picasso e Kandinsky, che hanno portato a Pisa oltre 300.000 visitatori in quattro anni, BLU | Palazzo d’arte e cultura apre le sue porte, dal 12 ottobre 2013 al 2 febbraio 2014, ad ANDY WARHOL.

La Fondazione Palazzo Blu, in collaborazione con Gamm Giunti, prosegue così la propria indagine sui Maestri che hanno scritto la storia dell’arte del Novecento, con un progetto scientifico originale, realizzato per Pisa in collaborazione con l’Andy Warhol Museum di Pittsburgh.

Contrariamente a tante analoghe iniziative dedicate a Warhol, legate al gusto di un singolo collezionista, l’esposizione di Pisa, intitolata Andy Warhol. Una storia americana rilegge attraverso un percorso fortemente tematizzato l’avventura dell’artista che è riuscito a scuotere dalle fondamenta il mondo accademico della pittura e della critica del secondo Novecento, ma anche a modificare per sempre l’immagine dell’America e della società contemporanea.


La mostra, curata da Walter Guadagnini e Claudia Zevi, propone 230 opere che ripercorrono l’itinerario creativo dell’autore che ha rivoluzionato l’arte del XX secolo, grazie al lavoro di ricerca condotto negli archivi dell’Andy Warhol Museum di Pittsburgh - che custodisce una larga parte del suo lascito e che concederà il prestito di alcuni importanti lavori pressoché inediti in Italia - e al supporto di alcune storiche collezioni, come quelle delle gallerie Sonnabend, Feldman, Goodman di New York, di grandi musei europei come il Museo d’arte moderna e contemporanea Berardo di Lisbona, il Museo d’arte moderna di Nizza, l’Albertina e il MUMOK di Vienna.

La rassegna si apre con gli autoritratti nei quali l’artista ‘iconizza’ il proprio volto; da quelli degli anni Sessanta, in cui si raffigura come un pensoso intellettuale, a quelli celeberrimi con la parrucca argentea dell'ultimo periodo, che ne hanno definitivamente segnato l'immagine pubblica.





Dopo questa introduzione, la mostra prosegue con un’immersione totale nella stagione del Pop, dal 1962 al 1968, qui rappresentata attraverso una trentina di opere: dal piccolo dipinto Avanticar, al grandissimo quadro del dollaro proveniente dal Museo di Arte contemporanea di Nizza, alle scatole di detersivo Brillo della collezione Berardo di Lisbona, a numerose varianti sul tema dei Fiori e delle lattine di Campbell’s Soup.

La genialità di Warhol risiede nell'essere riuscito a narrare anche i lati oscuri della società americana: esemplare a tal proposito è il dittico di 13 Most Wanted Men e la serie dedicata alla Sedia Elettrica dell'Albertina di Vienna, nonché le tele che hanno per tema le pistole (Guns) e i coltelli (Knives), quest’ultima divenuta ancora più nota negli ultimi anni come immagine di copertina di Gomorra, il libro di Roberto Saviano, venduto in milioni di copie.




Lo stesso Warhol, d'altra parte, è rimasto vittima di questa violenza sottesa alla società americana quando, nel 1968, venne ferito gravemente e quasi dato per morto in seguito all’attentato di una squilibrata che aveva fatto parte della curiosa umanità che popolava la “Factory”, il luogo dove inventava e realizzava tutti i suoi capolavori.
Di questa esperienza sono testimonianza alcune fotografie dell’addome lacerato e ricostruito dell’artista scattate da Richard Avedon e pubblicate dai giornali del tempo, nonché il grande dipinto intitolato Teschio (Skull), del Mumok di Vienna.

Vita, morte, società è il titolo della sezione nella quale s’incontrano le icone più celebri di Andy Warhol: in primo luogo, Marilyn nella storica sequenza di dieci, ma anche in due versioni in bianco e nero più tarde; e poi le grandi tele di Liz Taylor, Mick Jagger, Joseph Beuys, Troy Donahue le fotografie di Francis Bacon, Roy Lichtenstein, John Lennon e Yoko Ono, Keith Haring, il film in 16mm con Marcel Duchamp, Dalí, Lou Reed, Bob Dylan, Dennis Hopper e altri. Su queste opere, realizzate tra gli anni Sessanta fino alla sua morte, attraverso immagini inconfondibili che mescolavano vita pubblica e vita privata, quasi senza distinzione, Warhol riuscì a riportare la storia dell'arte, dello star system e del costume del XX secolo.

Nemmeno la politica rimase immune da una sua spettacolarizzazione. L'omicidio politico di John Fitzgerald Kennedy finisce per identificarsi con la maschera tragica di Jacqueline Kennedy, mentre l’uomo che guida il più grande impero comunista del mondo, Mao Zedong, diviene il soggetto di una delle opere warholiane più diffuse nell'Occidente capitalista.

A Palazzo Blu si analizza quindi la stagione creativa più tarda di Warhol, nella quale l’artista riesce ancora a sorprendere; da un lato, i suoi Eggs e i suoi Yarns assumono le forme di giganteschi dipinti astratti; dall’altro egli reinventa le mitologie dell'America all'alba degli anni Ottanta. Nella tela Myths (quasi 3x3m di dimensione) egli riunisce infatti su un'unica superficie Superman e Topolino, Babbo Natale e Dracula, la Mami di “Via col Vento” e la strega cattiva del “Mago di Oz”, tutte icone di un immaginario collettivo tra le quali l'artista inserisce anche se stesso nel ruolo di The Shadow, l'ombra.

Warhol è tuttavia ancora in grado di raccontare i grandi eventi del suo tempo, come la tragedia che investì Napoli con il terremoto del 1981, che raffigurò attraverso le pagine dei quotidiani, o con una semplice linea nera che si rivela essere la traccia di un sismografo, e omaggiando la città, la sua storia e la sua cultura con la serie dei Vesuvi, qui rappresentata da due enormi tele, provenienti rispettivamente dal Museo di Capodimonte e da collezione privata, e da immagini a colori e da disegni.

L’esposizione si chiude con un'altra geniale invenzione dell'artista nato a Pittsburgh, ovvero una carta da parati decorata da teste di mucca.



La mostra è promossa dalla Fondazione Palazzo Blu, prodotta in collaborazione con GAmm Giunti e The Andy Warhol Museum - Pittsburgh, curata da Walter Guadagnini e Claudia Zevi, col patrocinio del Comune di Pisa, con il contributo della Fondazione Pisa, con il coordinamento artistico e segreteria scientifica di Claudia Zevi & Partners.

Catalogo GAmm Giunti.

Fonte: CS